Metodo Boffo oltreoceano

Pubblico qui i materiali relativi alla nona lezione del corso su Giornalismo e ipertelevisione. Oggi abbiamo analizzato alcuni nuovi format televisivi di grande successo negli Stati Uniti, riconducibili al genere dal talk show. Si tratta di prodotti come The Daily Show o The Colbert Report, entrambi prodotti da Comedy Central, i quali integrano ambiguamente le dimensioni della satira e dell’informazione. Con i suoi 2 milioni di spettatori al giorno, The Daily Show è diventato secondo il Pew Research Center la prima fonte di informazione per molti giovani americani.

Le due trasmissioni di Comedy Central hanno una comune ispirazione liberal e prendono di mira sistematicamente il mondo conservatore. Sull’altro fronte si attestano programmi militanti di Fox News, come The O’Reilly Factor e Glenn Beck. Tim O’Reilly parla con tono compassato e austero, mentre Glenn Beck si esprime con frasi a effetto e piene di enfasi, senza disdegnare il ricorso a pianti e urla. Time Magazine lo ha definito “la nuova superstar populista di Fox News”. Il reporter Alexander Zaitchik gli ha dedicato una biografia malevola, intitolata Common Nonsense: Glenn Beck and the Triumph of Ignorance. L’uno è un po’ Vittorio Feltri. L’altro assomiglia a Emilio Fede.

La contrapposizione fra i due schiaramenti assume spesso toni assai violenti, come sta accadendo in questi giorni. Se vi sembra che il metodo Boffo costituisca una peculiarità del cortocircuito italiano fra media e politica, date un’occhiata a quello che sta accadendo negli Stati Uniti intorno alla vicenda di NPR, la radio pubblica americana. L’amministratore delegato Vivian Schiller ha rassegnato le dimissioni in seguito alla recente scoperta di registrazioni in cui, conversando con alcuni potenziali donatori, un impiegato di NPR addetto alla raccolta di fondi si lasciava andare a commenti inappropriati sui sostenitori repubblicani e del Tea Party. Tutto questo proprio nel momento in cui il Congresso sta discutendo l’assegnazione di contributi pubblici alla radio. La polemica rabbiosa che si è sviluppata intorno alla vicenda vede i media di opposto orientamento schierati in prima linea: il New York Times, fedele alla propria tradizione liberal, difende l’operato della Schiller e soprattutto il destino della radio. Così fa anche The Huffington Post, che solleva dubbi sui reali obiettivi di chi ha sollevato questo polverone intorno a NPR (si veda il post di ieri NPR Scandal: The Real Story, Please). Viceversa fiumi di veleno fluiscono dai ripetitori di Fox News e in particolare dall’anchorman ultraconservatore Tim O’Reilly. Ecco, qui sotto, la puntata di The O’Really Factor di due giorni fa:

Rimando infine alla consultazione del sito Media Matters for America, che si propone di mettere in luce e correggere il presunto lavoro di disinformazione condotto dai media conservatori negli Stati Uniti e da Fox News in particolare.

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