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Letteratura, istruzioni per l’uso

Riflettere sui rapporti fra letteratura e Twitter significa, tanto per cominciare, decidere di che cosa parliamo, quando parliamo di letteratura. Intanto dobbiamo riconoscere la polivalenza semantica del termine, al quale corrispondono significati assai differenti. Se utilizziamo Visual Thesaurus – una applicazione sviluppata da Thinkmap – per disegnare una mappa semantica che abbia la parola letteratura al suo centro, otteniamo un risultato di questo tipo:

Letteratura: mappa delle definizioni del termine (Visual Thesaurus)
Letteratura: mappa delle definizioni del termine (Visual Thesaurus)

La letteratura può essere:

  1. l’insieme delle opere oggetto di pubblicazione, specie se caratterizzate da uno stile e un soggetto definiti;
  2. qualunque forma di scrittura creativa, dotata come tale di un valore artistico riconosciuto;
  3. la professione o l’arte di scrivere;
  4. lo studio umanistico di una tradizione letteraria o di un corpus di opere.

Anche limitandoci alla seconda delle quattro definizioni appena indicate, ci rendiamo conto che fissare criteri e parametri in base ai quali stabiliamo che un determinato testo è dotato di valore letterario non è così agevole. Intendiamoci: non è certo questa la sede per ricostruire i termini di un dibattito che ha accompagnato la storia intera dell’esperienza letteraria e che si è ingarbugliato alquanto nel corso del Novecento. Per un quadro generale, si può raccomandare la lettura di un saggio recente di Guido Paduano (Il testo e il mondo. Elementi di teoria della letteratura, Bollati Boringhieri, Torino, 2013).

Qui voglio solo indicare quelle che mi sembrano due forze potenti, le quali agiscono sincronicamente venendo a caratterizzare la nostra epoca: da un lato lo spostamento del focus dal contenuto letterario all’operazione letteraria; dall’altro la crisi della funzione autoriale classica. Non dirò che tali forze siano determinate dall’avvento delle tecnologie della connessione (espressione che preferisco a quella, più diffusa, di nuovi media). Non lo dico perché tale affermazione significa poco: che cosa determina che cosa? -, ci domandiamo. È vero che i dispositivi tecnologici hanno un impatto sullo sviluppo sociale e sulla definizione dei valori del nostro mondo. È vero, in altre parole, che essi orientano comportamenti, opinioni e discorsi. Tuttavia esiste un impatto, altrettanto rilevante, che le pratiche sociali e politiche, ossia le pragmatiche della comunicazione, hanno sulle tecnologie, vecchie e nuove.

La prima forza, dunque, è quella che pone al centro dell’esperienza letteraria l’operazione più che il prodotto. Non è creativo un contenuto originale, se non altro perché essere originali sembra diventato impossibile; è creativo, semmai, il lavoro di manipolazione, ricontestualizzazione e concettualizzazione svolto dall’autore su un contenuto preesistente: “the act of writing is literally moving language from one place to another, boldly proclaiming that context is the new content.” (Kenneth Goldsmith, Uncreative Writing: Managing Language in the Digital Age, Columbia University Press, New York, 2011). Anche qui occorre intendersi, però: non che il testo cessi di essere il motore di tale esperienza e, in un certo senso, l’unica cosa di cui valga la pena di parlare, quando si parla di letteratura. Il punto è, semmai, che il testo non si dà come oggetto da esporre, riverire e consacrare, ma come materiale da toccare, criticare e dissacrare. La missione manipolatoria è parte della pratica letteraria in una duplice prospettiva: quella di chi scrive e quella di chi legge. “La poesia non è di chi la scrive, è di chi… gli serve”, facevano dire a Massimo Troisi gli sceneggiatori del film Il postino (Belgio, 1994), tratto, come noto, dal romanzo Ardente paciencia dello scrittore cileno Antonio Skármeta (Editorial Sudamericana, Buenos Aires, 1985). Più in generale potremmo affermare che non vi sia è esperienza letteraria senza esproprio: conoscere un testo, dipinto o film significa impossessarsene, smontandolo e rimontandolo.

La seconda forza è quella che indebolisce e rende labili i confini fra autore, lettore ed editore, tre ruoli ben distinti nel contesto della letteratura come istituzione: l’autore scrive, l’editore pubblica, il lettore legge. Fenomeni come l’autorialità distribuita o collaborativa, le comunità di beta lettori e il cosiddetto self-publishing costituiscono altrettanti segnali di questa tendenza.

Lungo questi temi si muoverà il corso di Comunicazione digitale e multimediale che inauguro questa mattina all’Università di Pavia, dedicato alle nuove forme di scrittura e consumo letterario abilitate da Twitter. I materiali presentati nella lezione introduttiva, svolta oggi, sono disponibili qui:

 

 

 

 

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