Dicevamo ieri che il lettore contemporaneo – che poi è, sempre più spesso, una lettrice – appare al centro di un sommovimento (Letteratura, istruzioni per l’uso). Nel contesto attuale il lettore sgomita: sfrutta nuovi apparati per istituire un dialogo diretto con l’autore, interviene con i propri giudizi nelle fasi precoci del processo creativo – prima ancora della pubblicazione dell’opera – e non si tira indietro quando si tratta di lavorare sul testo dell’autore, magari per operare su di esso interventi di ricontestualizzazione, manipolazione, riscrittura. Insomma, vediamo sempre più spesso il lettore “impossessarsi” dello scettro letterario e usare i testi per i propri scopi.
Certamente la cultura del software e le tecnologie della connessione abilitano modalità inedite di gestione del rapporto fra chi scrive e chi legge.
La cultura del software ci ha insegnato a considerare la creatività un’esperienza di manipolazione di materiali preesistenti – intesa come ricombinazione e ricontestualizzazione – anziché generazione di contenuti necessariamente originali (Lev Manovic, Software culture, Olivares, Milano, 2010). Al punto che in questi anni si sono posti problemi inediti sia di natura concettuale (che cosa si intende per originalità?), sia sul piano giuridico (si pensi alla gestione dei diritti d’autore nell’ecosistema dei contenuti digitali). Di fatto, ogni volta che utilizziamo un oggetto creativo in un contesto digitale, stiamo lavorando su una copia (Lawrence Lessig, Remix: Making Art and Commerce Thrive in the Hybrid Economy, Penguin Press, London, 2008).
Le tecnologie della connessione, poi, hanno favorito l’affermazione di concezioni autoriali fondate sul principio e la logica della collaborazione, anziché sull’idea del genio individuale. L’artista britannico Roy Ascott è stato fra i primi a parlare, in questo senso, di distributed authorship, concetto che ha poi avuto grande fortuna sulla scena della net art. Risale al 1983 il progetto di Ascott La Plissure du Texte: a planetary fairytale, realizzato per il Museo d’arte Moderna di Parigi. L’esperienza, portata a termine fra l’11 e il 23 dicembre, consisteva nella narrazione distribuita di un racconto, affidata a gruppi di artisti dislocati in undici città diverse e connessi per via telematica. Ne risultò una storia frammentata, fatta di elementi sovrapposti e contradditori.
I lavori di artisti come Ascott tendono a incorporare una serie di caratteristiche della sfera biofisica, che si diffondono però attraverso il lavoro metaforico della Rete. Anche l’arte, come i sistemi reticolari complessi, procede in modo non lineare ed emergente: più che il prodotto dell’atto intenzionale del singolo, il fatto artistico deriva dai processi di auto-organizzazione e autoregolazione di una struttura di nodi connessi, ancorché privi di regia (Roy Ascott, Telematic Embrace: Visionary Theories of Art, Technology, and Consciousness, University of California Press, Berkeley & Los Angeles, Ca, 2007).
Non deve stupire che la pratica del remix – basata sull’idea che la creatività si fondi sulla ricombinazione permanente di materiali preesistenti – si sia sviluppata in campo musicale e figurativo, prima che in quello letterario. Tuttavia la cultura digitale costringe oggi a mettere in discussione i concetti tradizionali di autorialità e originalità anche nell’ambito delle opere di letteratura. Al punto da indurre alcune autori a riconsiderare la categoria del plagio (Jonathan Lethem, The ecstasy of influence. A plagiarism, “Harper’s Magazine”, febbraio 2007, 59-71). Viviamo nell’epoca della sovrabbondanza testuale. Un’epoca in cui, con buona pace degli editori, qualsiasi testo è già stato scritto ed è continuamente immesso nei circuiti telematici. Il focus creativo si sposta pertanto dal contenuto all’operazione. Non è creativo un contenuto originale, se non altro perché essere originali sembra diventato impossibile; è creativo, semmai, il lavoro di manipolazione, ricontestualizzazione e concettualizzazione svolto dall’autore su un contenuto preesistente: “the act of writing is literally moving language from one place to another, boldly proclaiming that context is the new content.” (Kenneth Goldsmith, Uncreative Writing: Managing Language in the Digital Age, Columbia University Press, New York, 2011, 3).
Oggi i testi intraprendono lunghi viaggi. Immessi nelle ecologie rizomatiche della Rete, sono soggetti a trasformazioni non previste, producono nuovi testi all’interno di un gioco senza fine. E in questo gioco senza fine, combinatorio e additivo, che è forse la letteratura, copiare non è reato. Lo sapeva bene Calvino, che nel 1980 così diceva in un suo dialogo con Tullio Pericoli, poi trascritto per le Edizioni della Galleria Il Milione (Italo Calvino, Furti ad arte. Conversazione con Tullio Pericoli, in: Saggi. 1945-1985, Mondadori, Milano, 1801-1815, 1803-1808):
L’idea che l’artista sia proprietario di qualche cosa è un’idea abbastanza tarda. […] Credo che un giovane, per cominciare una qualsiasi attività creativa, non deve farsi scrupolo di imitare, di rubare. […] Mi pare che il momento della lettura sia fondamentale in questo discorso che facciamo. Forse la lettura è già questo furto. C’è questa cosa lì, chiusa, questo oggetto da cui si carpisce qualcosa che c’è chiuso dentro. C’è uno scassinamento, c’è un furto con scasso in ogni vera lettura. Naturalmente i quadri e le opere letterarie sono costruite apposta per essere derubate, in questo senso. Così come il labirinto è costruito apposta perché ci si perda, ma anche perché ci si ritrovi.
La citazione di Calvino ci serve per ricordare un fatto: l’idea che la ricezione di un testo letterario sia operazione dialogica e funzione estrattiva (si penetra nel testo per cercare “qualcosa che c’è chiuso dentro”) non è necessariamente legata alla diffusione dei nuovi media. Vi è un filone dell’estetica della ricezione, che precede l’avvento delle tecnologie della connessione, il quale attribuisce alla lettura un ruolo fondamentale nella attualizzazione dei significati di un testo letterario. Le teorie della ricezione sono oggetto della seconda lezione del corso sulle alle nuove forme di scrittura e consumo letterario abilitate da Twitter, i cui materiali sono disponibili qui: