Guardare la Rai che guarda Al Jazeera

Pubblico qui i materiali relativi alla quarta lezione del corso su Giornalismo e ipertelevisione. Lezione nella quale ci si occupa, fra l’altro, di nuove logiche di produzione e distribuzione. Ha ragione Michele Mezza (Sono le news, bellezza! Vincitori e vinti nella guerra della velocità digitale, Roma, Donzelli, 2011), quando afferma che la TV nazionale è schiacciata fra due poli: la cosiddetta rich TV da un lato (grande televisore, grande tecnologia, grandi spettacoli), el la light TV dall’altro. Nel primo caso vincono i contenuti globali (film, sport, eventi mediatici), nel secondo i contenuti rivolti a target specifici o di interesse locale. Anche l’informazione sui grandi fatti internazionali conosce il fenomeno della concentrazione editoriale. Pochi soggetti – CNN, BBC, Al Jazeera – controllano la produzione e la distribuzione delle news globali: sono i nodi di primo livello. Le televisioni nazionali – nodi di secondo livello – non riescono a competere e si limitano  ad acquistare e commentare i contenuti sindacati dai grandi network. Il processo di newsgathering dei nodi di secondo livello si riduce spesso allo screening delle risorse globali e alla riproposizione dei loro contenuti.

Chi ha visto, il 25 febbraio scorso, la puntata di TV7 (Rai1, ore 23.05) dedicata alla situazione in Libia ha assistito a uno spettacolo che la dice lunga sulla difficoltà della Rai di comunicare notizie che non siano già state trasmesse dai grandi network globali e consumate dal pubblico attraverso altre piattaforme. La trasmissione si è aperta sulle immagini prodotte da Al Jazeera, che la conduttrice Monica Maggioni ha potuto commentare solo in termini assai generici: poco più che una descrizione di ciò che stavamo vedendo e che in molti avevamo già visto nel pomeriggio. Anche la successiva corrispondenza da Tripoli degli inviati Duilio Giammaria e Paolo Carpi, peraltro già proposta dal Tg1 delle 20, era corredata da immagini prelevate in gran parte dal circuito internazionale e da Internet, relative ai combattimenti alla periferia della capitale. La sensazione era di una redazione televisiva subalterna, costretta nella posizione di spettatrice: una redazione che non solo non riesce a essere là dove i fatti accadono, ma neppure dove le notizie si producono. La parte migliore della puntata è risultata l’approfondimento sulla situazione dei profughi a Lampedusa. Davvero, come dice ancora Michele Mezza, l’unica strategia sostenibile per la RAI consiste nel rafforzarsi come “principale agenzia audiovisiva delle news locali del paese”.

One thought on “Guardare la Rai che guarda Al Jazeera

  1. Sono d’accordo. Ecco perchè ho praticamente smesso di guardare la tele.

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