Giornalismo e ipertelevisione (2)

La seconda lezione del corso su Giornalismo e ipertelevisione, di cui sono disponibili i materiali qui sotto, è doverosamente dedicata a Marie Colvin. Una dedica che è anche il tentativo di riconoscere, nonostante tutto, un ruolo fondamentale all’informazione televisiva.

“What is bravery, and what is bravado?” Che differenza c’è fra il coraggio e una bravata? Se lo domandava proprio Marie Colvin, prendendo la parola nel corso della funzione “Truth At All Costs”, celebratasi poco più di un anno fa nella chiesa londinese di St. Bride per onorare le centinaia di giornalisti caduti in zone di guerra. Alla fine è toccato anche a lei. Colvin, giornalista del Sunday Times, è morta sotto le bombe a Homs la settimana scorsa. Era entrata illegalmente in Siria all’inizio di febbraio, in sella a una moto da cross. Esperta di Medio Oriente e pluripremiata per il suo lavoro, nel 2011 aveva coperto le vicende della cosiddetta Primavera araba, muovendosi fra l’Egitto e la Libia.

Durante il suo ultimo report televisivo, collegata al telefono con la CNN, Colvin aveva commentato le immagini strazianti di un bambino di due anni, ucciso nella stessa città di Homs che le è sta fatale. Ecco, la differenza fra il coraggio e la sbruffoneria è quella che ci ha insegnato lei: “Our mission is to report these horrors of war with accuracy and without prejudice. We always have to ask ourselves whether the level of risk is worth the story. What is bravery, and what is bravado?”

Nello stesso giorno in cui Marie Colvin ci lasciava, Bruno Vespa decideva di dedicare la puntata di “Porta a Porta” al tatuaggio di Belen Rodriguez. Anche questo è giornalismo televisivo, un giornalismo con un grande fiuto per l’audience. Anche questo ci aiuta a capire dove sta il coraggio e dove, miseramente, manca.