L’infotainment non finisce qui

Scrive Ilvo Diamanti, su Repubblica di questa mattina, che l’infotainment televisivo è stato la raffigurazione della stagione berlusconiana: “Politici, cuochi, personaggi della fiction, ballerine, calciatori, veline, criminologi e criminali. Tutti insieme. Appassionatamente. A parlare di tutto.” (C’è democrazia senza i partiti?, la Repubblica, 27 febbraio 2012). Tutto questo, sostiene Diamanti, è finito. Prevale oggi uno stile sobrio, legato più alla sostanza che all’immagine e ben impersonato dalla figura di Mario Monti.

Al di là delle sorti del berlusconismo, che per Diamanti è segnata, a me sembra sbagliato identificare una relazione così diretta fra la personalità politica di Berlusconi e la spettacolarizzazione dell’informazione televisiva. Il paradigma dell’infotainment risponde alla logica spettacolarizzante che domina la neotelevisione in tutto il mondo. Essa spinge i politici, in cerca di audience, ad esporsi all’interno di contenitori semiotici certamente non neutrali. Può darsi che in tali contenitori l’uomo di Arcore si sentisse a casa propria, più di quanto non accada all’austero professore bocconiano. Ciò non toglie che anche Monti si sia subito piegato alla stessa logica. Non si spiega altrimenti la decisione di precipitarsi, il 6 dicembre scorso, nel salotto di Bruno Vespa per illustrare i contenuti del decreto Salva-Italia.

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