Gioie e dolori delle real-time news

Un piccolo disservizio di poche ore (ne ho riferito nel post La pace incerta fra Google e Cina), sovrastimato dalla stessa Google, è stato sufficiente per convincere molti mezzi di informazione – fra giovedì e venerdì scorsi – che le autorità di Pechino avessero nuovamente bloccato l’accesso al motore di ricerca. In realtà così non è stato, come è emerso monitorando i messaggi rilasciati su Twitter dagli utenti cinesi in quelle stesse ore: messaggi che confermavano la piena accessibilità alla pagina www.google.cn. La prima a cadere nella “trappola” è stata proprio Google. Due ore dopo avere notificato lo stato “fully blocked” del servizio, il quartier generale di Mountain View ha diramato un comunicato in cui si diceva fra l’altro:

“Because of the way we measure accessibility in China, it’s possible that our machines could overestimate the level of blockage. That seems to be what happened last night when there was a relatively small blockage. It appears now that users in China are accessing our properties normally”

L’intervallo di due ore fra il primo e il secondo messaggio di Google, tuttavia, è stato sufficiente perché la notizia – in seguito definita “overestimated” – facesse il giro del Web. Non è escluso che il calo del titolo di Google al Nasdaq e l’impennata di Baidu, in quelle due ore, siano da porre in relazione con la bufala. Sono gli svantaggi dell’informazione in tempo reale, verrebbe da dire. Peraltro anche i pochi osservatori che non sono caduti nella trappola hanno utilizzato servizi real-time, come Twitter, per costruire un quadro più realistico. Per una ricostruzione sintetica del caso, rimando al post di Mathew Ingram su GigaOM del 31 luglio Google, China and the Demands of Real-Time News.

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