Watchdogging? Paga il Leviatano

Lee Carroll Bollinger, brillante avvocato liberal che guida la Columbia University di New York da quasi otto anni, non è nuovo alle provocazioni. Nel 2007 fu pesantemente criticata, anche da politici come Barack Obama e Hillary Clinton, la sua decisione di invitare il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad presso l’università. All’epoca Bollinger non si fece intimorire, difedendo la propria scelta in nome della libertà accademica e di espressione. Una settimana fa ha suscitato un certo scandalo la sua presa di posizione a favore dei sussidi pubblici per la stampa. Bollinger ha esposto la propria tesi – peraltro non isolata negli USA – sulle pagine del Wall Street Journal del 14 luglio scorso (Journalism Needs Government Help). L’articolo ha provocato una pioggia di commenti, nella maggior parte dei casi poco lusinghieri.

In sintesi Bollinger sostiene due cose:

  1. Il giornalismo americano non è un prodotto del libero mercato. Non lo è oggi e non lo è stato negli ultimi cinquant’anni. Esso è semmai il risultato della collaborazione fra impresa privata e sostegno pubblico. Quindi non si vede dove stia lo scandalo, nel momento in cui il Congresso degli Stati Uniti prende in considerazione, come sta facendo, nuove forme di finanziamento alla stampa.
  2. Il sistema dell’informazione americano deve confrontarsi nell’arena globale con concorrenti agguerriti, tutti sostenuti con denaro pubblico: la BBC del Regno Unito, in primo luogo, ma anche il network televisivo cinese CCTV e l’agenzia Xinhua (Nuova Cina), o la rete del Qatar Al Jazeera. Per combattere ad armi pari, le televisioni pubbliche americane NPR e PBS devono costituire un American World Service, finanziato dallo stato.

Che anche negli Stati Uniti quello dell’informazione sia un mercato regolato è un fatto. Basti pensare al ruolo del Newspaper Preservation Act, voluto da Richard Nixon nel 1970, in base al quale la concorrenza fra due testate locali viene sostituita da una forma di collaborazione economica, a maggiore tutela del pluralismo informativo. O alle norme che regolano l’utilizzo delle frequenze radiotelevisive da parte dei grandi network nazionali.

Come dicevamo, la tesi di Bollinger non è nuova. Meno di un anno fa un’altra voce prestigiosa della Columbia University, quella di Michael Schudson, si levò per invocare il ruolo della mano pubblica per salvare il futuro del giornalismo indipendente. Schudson è autore, insieme a Leonard Downie, di uno studio che ha delineato un nuovo, possibile modello per l’informazione locale americana (The Reconstruction of American Journalism). I due autori osservano che, al posto dei quotidiani cittadini o di contea, costretti a chiudere per mancanza di pubblicità, nascono siti web di informazione locale, spesso gestiti da giornalisti rimasti senza lavoro e altrettanto spesso concepiti per valorizzare il contributo dei cittadini, i quali partecipano al processo di produzione delle notizie accanto ai giornalisti professionisti. Del nuovo ecosistema fanno parte anche le associazioni di informazione gestite dalle facoltà universitarie di giornalismo. Secondo Downie e Shudson, si tratta di un modello che può funzionare, a patto che lo si sostenga attraverso un duplice meccanismo: più donazioni alle associazioni non profit delle università e istituzione di un fondo nazionale per la stampa locale, finanziato dal governo di Washington attraverso un canone a carico degli utenti dei servizi di telecomunicazione.

Quanto all’idea di una “global free press platform”, essa è al centro anche del recentissimo libro di Bollinger, Uninhibited, Robust, and Wide-Open: A Free Press for a New Century (Oxford University Press, 2010). In esso l’autore sostiene la necessità di esportare il modello americano con maggiore convinzione, per evitare il rischio che prevalga una visione diversa, di stampo autoritario, del rapporto fra stampa e società. Proteggere la libertà di stampa in patria, insomma, non basta. La nuova sfida consiste nella creazione di un forum pubblico globale, pensato per un mondo sempre più interconnesso.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Social Network Widget by Acurax Small Business Website Designers
Visit Us On TwitterVisit Us On FacebookVisit Us On PinterestVisit Us On YoutubeVisit Us On Linkedin