«Abbiamo perso prima di tutto un poeta. E poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo». Così Alberto Moravia, il 5 novembre 1975, ai funerali di Pasolini.
Ieri abbiamo perso un altro poeta: Andrea Zanzotto. Ho perso il poeta che mi ha accompagnato fin qui, da quando – diciassettenne – venivo folgorato da Vocativo. Zanzotto mi accompagnerà ancora, certo, «in questo progresso scorsoio». Ma il sentimento della perdita oggi è fragoroso e immane. Si avrebbe voglia di implorare ancora, per una sola volta almeno, «un suono solo, una vocale, un nài, un sì».