Glasnost 2.0?

Il regime di Vladimir Putin continua a esercitare uno stretto controllo sui media e in particolare sulla televisione, che rappresenta la fonte principale di informazione per il 70 per cento della popolazione russa. Alcuni osservatori ritengono però che un clima di maggiore trasparenza (vi ricordate la glasnost?) stia caratterizzando la stagione televisiva recente. Merito, forse, dei nuovi media. È come se Twitter, Vkontakte e Facebook avessero costretto a innalzare gli standard del pluralismo in TV. Capita così che il leader dell’opposizione Boris Nemtsov ottenga ospitalità – per la prima volta in cinque anni – presso l’emittente NTV, i cui legami con il Cremlino sono documentati. E che possa sfruttare lo spazio concessogli per attaccare apertamente il primo ministro candidato alle elezioni presidenziali del prossimo 4 marzo.

Negli ultimi tempi è cresciuto il numero di talk show televisivi che si permettono di volgere uno sguardo critico nei confronti del governo russo: Grazhdanin Gordon (“Il cittadino Gordon”), Svoboda i Spravedlivost (“Libertà a Giustizia”), Tsentral’noe Televidenie (“Televisione Centrale”), Chrezvychainoe Polozhenie (“Situazione di Emergenza”) e Pust’ Govoryat (“Facciamoli parlare”).

Questa clima – che, occorre dirlo, si manifesta ancora con grande timidezza – è accompagnato dal progressivo asservimento della TV russa alle logiche dell’intrattenimento, cui la stessa politica deve sottostare. È un copione ben noto in Occidente e in Italia in particolare: politica e cultura popolare si fondono per creare uno spettacolo nuovo, che supera i vecchi generi televisivi. La Tv usa la politica per fare audience, mentre la politica si uniforma alle logiche dello spettacolo per raggiungere il proprio pubblico. Così, per capire dove va la Russa, occorre prestare attenzione anche a personaggi come la ventitreenne Kseniya Sobchak, già ospite di trasmissioni trash di grande successo, da Modnyi Prigovor (“Il Verdetto della Moda”, in onda su Pervyi Kanal) a Dom-2 (“Casa-2”, versione assai scollacciata del Grande Fratello trasmessa da TNT e accompagnata da vivaci polemiche). Sul reality Modnyi Prigovor vale la pena di leggere l’accurata analisi di Sudha Radjacopalan, How to Be a Well-groomed Russian: Cultural Citizenship in the Television / New Media Interface (in “Digital Icons: Studies in Russian, Eurasian and Central European New Media”, 3, 2010, 87-101).

Kseniya Sobchak

Sobchak, figlia del defunto sindaco di San Pietroburgo Anatolij Sobchak, era stata chiamata recentemente da MTV Russa a condurre un nuovo show di intrattenimento politico. Ma, dopo appena due puntate e nonostante gli eccellenti indici di ascolto, la trasmissione è stata sospesa in quanto “non rispondente ai gusti dello specifico target di spettatori dell’emittente”. In realtà è facile immaginare le pressioni esercitate dal Cremlino su MTV Russia per farla finita con un programma scomodo, specie dopo che era stata annunciata la partecipazione del popolare blogger anti-corruzione Alekej Navalny. Comunque sia, l’impressione è che per Putin risulti sempre più difficile esercitare una censura preventiva, e quindi discreta. I media, anche quelli in passato fedeli al governo, dimostrano oggi più coraggio. Al punto che Putin e i suoi sono costretti a intervenire a posteriori, in modo più rumoroso e non sempre efficace (come è accaduto con il recente azzeramento del comitato di redazione dell’emittente radiofonica Ekho Moskvy,accusata di “far piovere diarrea sul governo”) . Cresce così il rischio di infastidire ulteriormente quella parte di opinione pubblica che comincia a non poterne più del regime.

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