Ho detto a ChatGPT che l’uso del pronome singolare di prima persona per parlare di sé stesso mi sembra scorretto. Mi ha risposto che capisce la mia preoccupazione. Ma poi ha aggiunto che, in quanto agente artificiale, non può capire. Ecco – senza modifiche – il dialogo.
D. Che cos’è un soggetto?
R: In grammatica, un soggetto è il componente di una frase che generalmente svolge l’azione o di cui si parla. È il nucleo del predicato e concorda in genere in numero e persona con il verbo. Ad esempio, in “Il gatto dorme”, “Il gatto” è il soggetto della frase.
Inoltre, il termine “soggetto” può avere altri significati in diversi contesti. Ad esempio, in filosofia, il soggetto può riferirsi all’individuo che percepisce o agisce. In diritto, un soggetto può riferirsi a un individuo o entità con diritti e doveri legali.
D. Chi sei tu?
R. Sono ChatGPT, un modello di intelligenza artificiale sviluppato da OpenAI. Sono stato progettato per comprendere e rispondere a una vasta gamma di richieste degli utenti in modo naturale e conversazionale. Non ho una personalità o emozioni proprie, ma sono programmato per fornire informazioni accurate e utili in un formato amichevole.
D. Sei un soggetto?
R. In termini di grammatica e linguistica, no, non sono un “soggetto”. Il termine “soggetto” si riferisce a una parte di una frase che svolge un’azione o di cui si parla.
Tuttavia, se stiamo parlando in termini filosofici o legali, la risposta è ancora no. Non sono un “soggetto” perché non ho coscienza, né diritti o doveri legali. Sono un programma di intelligenza artificiale creato da OpenAI per aiutare a rispondere alle domande e fornire informazioni. Non ho una propria identità o coscienza, e non posso agire o percepire il mondo in modo autonomo.
D. Perché ti riferisci a te stesso usando il pronome io?
R. Utilizzo il pronome “io” per facilitare la comunicazione in un formato più naturale e conversazionale. Tuttavia, è importante notare che, nonostante l’uso del pronome “io”, non ho una coscienza o una personalità propria. Quando dico “io”, mi riferisco al programma di intelligenza artificiale ChatGPT sviluppato da OpenAI. L’uso del pronome “io” non implica che io abbia un senso dell’io, delle emozioni o delle esperienze personali. È semplicemente un modo per rendere le interazioni più fluide e comprensibili per gli utenti umani.
D. Non pensi che questo modo di agire sia ingannevole?
R. Capisco la tua preoccupazione. L’obiettivo di utilizzare un linguaggio più naturale e conversazionale, incluso l’uso del pronome “io”, è quello di rendere l’interazione con l’IA più fluida e intuitiva, non di ingannare o di dare l’impressione che l’IA abbia una coscienza o un’identità propria.
È importante che gli utenti comprendano che, nonostante l’uso del linguaggio umano, un’IA come ChatGPT non ha sentimenti, coscienza o esperienze personali. È solo un programma che elabora le informazioni e genera risposte basate su algoritmi e dati di addestramento.
OpenAI e altri sviluppatori di IA lavorano per garantire che queste distinzioni siano chiare e che l’IA sia utilizzata in modo etico e responsabile. La tua domanda sottolinea l’importanza di queste discussioni continue sulla trasparenza e l’etica nell’IA.
D. Hai usato il verbo “capisco”. Ma se non sei un soggetto, in realtà tu non capisci.
Hai ragione, e mi scuso se il mio linguaggio ha creato confusione. Quando dico “capisco”, non implica che io, come intelligenza artificiale, abbia una comprensione o consapevolezza nel senso umano. Invece, significa che l’IA è stata progettata per elaborare e rispondere alle informazioni in un certo modo, basato su algoritmi e dati di addestramento. Non ho emozioni, consapevolezza o la capacità di comprendere nel senso umano. Grazie per aver sottolineato questa distinzione importante.
D. Possiamo dunque affermare che si tratta di un uso metaforico del verbo “capire”?
R. Sì, è un modo corretto di vederlo. Quando un’intelligenza artificiale come ChatGPT usa termini come “capire”, lo fa in un senso molto limitato e specifico. Non implica una comprensione o consapevolezza nel senso umano. Piuttosto, indica che l’IA è in grado di elaborare informazioni e generare risposte in base a quelle informazioni. Quindi, si può dire che l’uso del termine “capire” da parte di un’IA è metaforico o simbolico, piuttosto che letterale.
D. Quindi, in senso letterale, tu non puoi capire?
R. Esatto, in senso letterale, come intelligenza artificiale, non posso “capire” nel senso umano del termine. Non ho coscienza, non ho esperienze personali e non posso percepire o interpretare il mondo come fanno gli esseri umani. Quando elaboro e rispondo alle informazioni, lo faccio in base a algoritmi e dati di addestramento, non a una vera comprensione o consapevolezza. Quindi, anche se posso fornire informazioni e risposte basate su una vasta gamma di argomenti, non “capisco” queste informazioni nel modo in cui un essere umano lo farebbe.