An apparatus is not a device

Non si comprendono le potenzialità del paradigma post-web (i “giardini recintati” di Amazon, Apple e Google) se non si riconosce un fatto cruciale: Kindle, iPad e gPad non sono meri dispositivi (nel senso del termine inglese device), ma parti integranti di contesti discorsivi che indirizzano e regolano il comportamento degli utenti. Nel momento in cui ci esprimiamo all’interno di questi ecosistemi, soggiaciamo a un potere. Lo possiamo fare nei limiti consentiti da quel potere: nelle forme ammesse, sotto sorveglianza e a pagamento. In particolare il mondo di Apple è certamente un dispositivo, ma lo è nel senso del termine inglese apparatus. In questo senso la chiave di lettura di Foucault, Deleuze e Agamben non potrebbe essere più attuale.

Ci si domanda dunque se e in che modo tali ecosistemi possano offrire un contributo alla rivitalizzazione dello spazio sociale del giornalismo. Come noto, quella forma di mediazione culturale che chiamiamo giornalismo è in crisi. Sono in crisi la cosiddetta terzietà del giornalista, il suo ruolo di gatekeeper e la funzione di quarto potere forse un tempo esercitata (il “cane da guardia della democrazia”, come sovente ancora oggi si retoricheggia). Il giornalismo non è più un fattore abilitante della sfera pubblica, o lo è sempre meno. Colpa di un processo avviatosi a metà dell’Ottocento, le cui tappe si chiamano industrializzazione del processo produttivo, propertization della notizia e poi – in epoca più recente – spettacolarizzazione, disintermediazione, tramonto delle cornici interpretative condivise, narrowing.

Adesso arriva l’iPad e tutti si scaldano. Credo che i tablet faranno bene alla monetizzazione dei contenuti e alla crescita della total audience. Ma credo altresì che contribuiranno ad accentuare alcune tendenze che accompagnano il tramonto del giornalismo: primato dell’infotainment, liquefazione dei contenuti (con conseguente smarrimento del contesto interpretativo), controllo dell’accesso al mercato da parte di pochi gatekeepers, che diventa anche controllo di merito sui contenuti e sulle modalità della loro fruizione.

Di questo intendo parlare oggi alla eBook Conference organizzata dalla Triennale di Milano e da Nova24. Qui sotto la mia presentazione:

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