Lacrime da editore

La stampa italiana è in coma?

Ricco di dati sullo stato dell’editoria italiana di informazione e in particolare dei mezzi stampati nel triennio 2006-2008, il rapporto della FIEG (La stampa in Italia, aprile 2009) sembra assai carente dal punto di vista della diagnosi e della terapia. Dire che le cause strutturali della crisi attuale vadano ricercate nelle inefficienze dell’assetto e dei servizi pubblici fondamentali quali poste e trasporti, nei costi elevati di sbocchi commerciali alternativi e negli squilibri esistenti sul mercato pubblicitario, infatti, significa dire solo una parte della verità. E suggerire una ricetta simile a quella ipotizzata di recente in Francia, fatta di fiscalità meno pesante nella fase distributiva, sostegno agli abbonamenti, congelamento dell’aumento delle tariffe postali, aumento delle spese pubbliche di comunicazione da destinare alla stampa, agevolazioni delle partecipazioni estere nel capitale di imprese editrici, abbonamenti gratuiti per i giovani, significa continuare a ragionare in termini di sussidi e di economia assistita, eludendo il problema fondamentale. Che è, a mio parere, la crescente inadeguatezza dei mezzi a stampa ad assolvere alla funzione ricoperta in passato. Non si tratta tanto di gestire uno spostamento del focus – nell’ambito della piramide mediale – dal mezzo a stampa a quello digitale. Si tratta di confrontarsi con un nuovo modo di rapportarsi con il prodotto giornalistico, da parte delle audience di tutto il mondo. Cambiano i tempi e i luoghi di fruizione (anytime, anywhere), cambia il contesto di decodifica della notizia (che è sempre più una rete sociale), cambiano i rapporti fra gli attori coinvolti (fonti, giornalisti, consumatori). Se i mezzi stampati non sapranno inserirsi in questo nuovo ecosistema, difficilmente potranno pensare di cavarsela ottenendo sconti sulle tasse o contributi pubblici diretti. E difficilmente potranno dare risposta al fatto che soprattutto i target più giovani hanno, semplicemente, smesso di leggere i giornali.

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