Non c’è «Facebook revolution», senza l’amplificazione dei network televisivi globali. Così, se in questi mesi abbiamo seguito con emozione i fatti drammatici di Tunisia, Egitto, Bahrein, Siria e Libia, narrati dalla TV più che dai social network, quella del Sahara Occidentale continua a essere una rivoluzione dimenticata.
Al Jazeera se ne è ricordata solo il 20 settembre scorso, con grande prudenza, dopo che in Rete ha cominciato a circolare un video prodotto da Journayman Pictures. Il video, intitolato Silent Sahara Rising, è disponibile su YouTube qui.
Il servizio di Al Jazeera, collocato all’interno del format The Stream, dura una decina di minuti e non include contenuti originali, a parte l’intervista a Kamal Faden, portavoce del Fronte Polisario in Australia. Riporto qui sotto la puntata di The Stream del 20 settembre scorso.
Sospetto che Al Jazeera non riesca a perdonare alla resistenza saharawi i finanziamenti ottenuti dal regime di Muammar Gheddafi, sulla cui caduta la televisione qatarina ha giocato tutte le sue carte. La «Facebook revolution» resta quindi parzialmente muta, anche se in Rete non mancano le risorse sul tema. Segnalo il sito del Sahara Press Service (disponibile anche in inglese, francese e spagnolo), quello del Western Sahara Resource Watch (WSRW) e le pagine su Facebook di Resistencia Saharaui Ttoo Hassania e Mediaticos Voluntarios.