Non commenterò la visione della “macchina del fango” rappresentata da Roberto Saviano in “Vieni via con me” lunedì scorso, né la sua lettura del caso Sciascia-Borsellino. Non mi soffermerò sulla performance attoriale di Benigni, giudicata eccellente da alcuni, inferiore alle aspettative da altri. Non mi dilungherò sui pregi e i difetti degli elenchi, genere comunque nobilissimo e frequentato da autori come Jorge Luis Borges e George Perec, prima che Nichi Vendola e Claudio Abbado lo sdoganassero a vantaggio del prime time. Di “Vieni via con me” mi interessa un aspetto diverso. Mi interessa la clamorosa affermazione del pop politico, sancita proprio da chi si dichiara più critico nei confronti del modello Berlusconi. Parlo di “politica pop” nel senso suggerito da Gianpiero Mazzoleni e Anna Sfardini (Politica pop. Da “Porta a Porta” a “L’isola dei famosi“, Bologna, Il Mulino, 2009), ovvero di messa in scena mediatica della politica e di sua resa in forma popolare. È un processo fatto di ibridazione dei generi, dei registri ma soprattutto dei ruoli: il giornalista che diventa intrattenitore, come Saviano; il conduttore televisivo che diventa politico, come Fazio (o come Stephen Colbert e Jon Stewart, i quali negli Stati Uniti galvanizzano la piazza contro il Tea Party); il politico che diventa showman o addirittura rockstar, come Vendola. Sono ancora Mazzoleni e Sfardini a ricordarci che i media sono i motori e i veicoli di questo processo di popolarizzazione, mentre i politici ne sono gli attori principali, ancorché non esclusivi.
Trovo in questo senso emblematico che a produrre “Vieni via con me” sia proprio Endemol, la quale ha portato alle estreme conseguenze la spettacolarizzazione della realtà, la sua sostituzione con un simulacro (il reality). Quel simulacro di cui Berlusconi si è rivelato fin qui il migliore interprete, salvo scoprire tardivamente di esserne diventato vittima.
Si, e’ proprio cosi nel mondo bello delle parole.
E solo che la televisione virtuale con la sua realta virtuale non corresponde piu a niente che noi cittadini troviamo “realta”.
Si, possiamo fare delle belle battute, ma vincera’ prossimamenta elezioni quelli che si fanno vedere personaggi reali, con un programma politico di fatti: lavoro, consolidare il paese e l’Europa, creare un ambiente sostenibile in senso economico (micro e macro) e ambientale, trasformare il paese in un paese moderno, creativo, crescente, mantenendo valori di sempre.
La Tele si presta oggi solo per mantenere e promuovere il conflitto reale o finto. Vendere lo spettacolo con un scopo commerciale, visto che il pubblico e in sciopero di fatto per il canone, mettendo almeno la RAI in difficolta’.