Augmented Ukraine

Kiev attende il voto sotto la neve (nella foto: la basilica di Santa Sofia)
Kiev attende il voto sotto la neve (nella foto: la basilica di Santa Sofia)

In questo blog propongo da tempo una critica alla lettura manichea del rapporto fra reale e virtuale. Credo che nel nostro vissuto non si faccia esperienza dell’una o dell’altra dimensione, separatamente. È vero invece che reale e virtuale si integrano. Per questo non ha senso stabilire se l’uno sia meglio dell’altro. Ha senso conquistare, per gradi, una sapienza nuova: quella che ci permette di agire in modo consapevole in una realtà aumentata.
Sono a Kiev per seguire da vicino le elezioni presidenziali in Ucraina, che si svolgono oggi e il cui risultato appare mesto e scontato. Viaggio insieme agli amici di Annaviva e agli studenti del master in giornalismo della Scuola Walter Tobagi di Milano. Appunto: seguire da vicino. Ma – ci si potrebbe domandare – l’esigenza di essere fisicamente vicini all’evento è ancora giustificata? Con l’avvento dell’era gloriosa dei new media non abbiamo forse celebrato la fine della distanza?
Certo, il comportamento della nostra delegazione fa un po’ impressione. Dapprima la visita a un seggio elettorale, affrontata con lo spirito di chi va allo zoo per vedere le giraffe. Poi, a mezzogiorno la fuga in un caffè, in cerca di connettività e con l’ansia di conoscere i primi dati sull’affluenza alle urne. Tutti portiamo la mano ai nostri smart phone. C’è qualcosa di disfunzionale in un gruppo di sei persone che smettono di comunicare fra loro e con il mondo prossimo, per collegarsi a un altro mondo, remoto e virtuale? Me lo chiedo osservando la scena: mentre ci servono il te, ciascuno di noi punta in modo compulsivo verso una sua destinazione. Prevalgono le fonti globali (CNN.com, NYTimes.com, …) e quelle in italiano (Corriere.it). Dubito che valesse la pena di venire in Ucraina per fare questo tipo di esperienza. Dubito, soprattutto, che questo sia il modo giusto di stare insieme. Poi il nostro gruppo torna a essere una comunità. Merito di Raissa, la nostra guida locale, e del suo story telling irresistibile da Baba Iaga. È una dolce magia slava. Raissa si mette a raccontare. E ci fa sentire il suono delle parole che dicono la pietà di tutto un popolo, ci avvolge con le luci e gli odori della terra che ci ospita, ci aggiorna sui pettegolezzi, le piccole bugie e le verità umiliate di un’Ucraina altrimenti non accessibile.
Perché parlo di realtà aumentata? Perché il nostro gruppo non si limita ad ascoltare e interrogare Raissa. Accedendo a un layer ulteriore (remoto) cerca approfondimenti, conferme, integrazioni. Non lo fa in alternativa a Raissa, ma in aggiunta. E opera questa integrazione in tempo reale. Non ci sono due dimensioni: una offline (le narrazioni di Raissa) e una online (le fonti accessibili sul Web di Internet). C’è un’unica esperienza, integrata e coerente. Un modo forse più inteso di percepire il mondo.

2 thoughts on “Augmented Ukraine

  1. Pienamente in sintonia con Lei su questa percezione di quella realtà che definisce aumentata. E’ fuori di dubbio che l’esperienza vada vista da vicina per essere raccontata, in egual modo è altrettanto vero che oggi come oggi sia necessario inglobare, oltre all’esperienza ‘offline’ quella ‘online’. Le due dimensioni si completano e affrontarle in maniera separata denota quel manicheismo di cui parlava a inizio post.

    Un abbraccio e a presto

    Luca Rinaldi

    (P.s.: Ho inserito ‘Grande Globo’ nel mio blogroll, spero gradisca la condivisione!)

  2. Credo anch’io nella dimensione integrata tra virtuale e reale. Anche perche’ il virtuale e’ parte della vita, quindi in un certo senso diventa reale.

    Grazie per lo spunto!

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