Dalla pagina all’evento

Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti, credo, che il Kindle di Amazon e i tablet con interfaccia multitouch non sono oggetti equivalenti. Essi rispondono a finalità distinte e si applicano a contesti d’uso diversi.

Il Kindle – ma il discorso vale anche per gli analoghi dispositivi di Sony e iLiad – ha il suo punto di forza nella capacità di riprodurre un’esperienza di lettura molto vicina a quella del libro tradizionale. La cosa è ottenuta mediante l’impiego della tecnologia e-ink: il display non è retroilluminato, ma riflette la luce come un normale foglio di carta. Certo, con il Kindle sono possibili esperienze precluse all’utente del libro tradizionale, come modificare le dimensioni del testo, aggiungere commenti a margine, ricercare un termine specifico all’interno del testo stesso o attivare richiami ipertestuali tramite la funzione di lookup (si può, per esempio, ottenere la definizione di un lemma, anche se il dizionario incorporato nel dispositivo non è di grande qualità). Tuttavia il Kindle non mette in discussione il paradigma lineare che caratterizza il processo di lettura di un libro e non disintegra il concetto di pagina.

Viceversa il punto di forza dei tablet multitouch consiste nella possibilità, per l’utente, di interagire con i contenuti in modo inedito. La fruizione di tipo lineare e anche quella di tipo ipertestuale vanno in crisi (si veda quanto ho già scritto in Il libro è morto, viva il libro) Viene invece esaltata la funzione di aggregazione: i contenuti possono essere isolati dai contesti di origine e ricomposti all’interno dell’intefaccia di una specifica applicazione come elementi intercambiabili. Lo schermo non rimanda più a una pagina, ma diventa il contenitore visuale di un evento mai uguale a se stesso. Applicazioni come Flipboard e Blogo Today rispondono a questo modello.

Va detto che, nella maggior parte delle applicazioni per iPad, tale liquefazione del contenuto non è praticata, anche se schiuderebbe scenari interessanti. Penso in particolare all’occasione mancata di tante applicazioni per contenuti di tipo editoriale, specie italiane. D’altra parte adottare il nuovo modello di interazione abilitato dall’interfaccia dei tablet multitouch può comportare più danni che vantaggi. Il punto è definire in che modo, venendo meno i tradizionali elementi paratestuali e il loro contributo di significazione, sia possibile salvaguardare quella funzione di contestualizzazione che nei prodotti editoriali è assegnata alla pagina. Che cosa capisco, quando leggo un articolo estrapolato dalla “sua” pagina e dal “suo” contesto giornalistico?

E nel caso dei libri? In prima battuta sembrerebbe di poter dire che essi si prestano minimamente al gioco della liquefazione e della multilinearità. Ovvero: se giornali e riviste potrebbero reinventarsi come applicazioni, i libri resteranno libri. Magari elettronici, ma pur sempre libri. Da una parte il mondo delle applicazioni per i tablet multitouch, insomma, dall’altra il mondo degli e-book per Kindle e dispositivi analoghi. Eppure anche questa dicotomia potrebbe essere messa in discussione. Attendiamo con ansia gli e-book stores di Google (che scalda i muscoli con il suo gPad) e di Telecom Italia (la quale utilizzerà il tablet di Olivetti come canale privilegiato). Sappiamo che, in prima battuta, entrambi saranno infarciti di libri in formato EPUB (o addirittura PDF). Ma più avanti, in un futuro non troppo lontano, potrebbero nascere prodotti letterari basati su un’esperienza del testo di tipo multilineare, ipermediale e sociale, nella quale le funzioni autoriale e di lettura tendono a ibridarsi.

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