Censura?

E così Current TV rischia di perdere la piattaforma Sky. In queste ore si parla di censura, bavaglio, complotto. “Vogliono togliere di mezzo una voce scomoda”, suona il refrain. Il vice presidente di Current, Joel Hyatt, avvalora questa tesi: “Abbiamo saputo che l’ordine è venuto direttamente da New York [dove sono acquartierate le operazioni internazionali di News Corp, NDR] perché abbiamo assunto Keith Olbermann”.

Anchorman televisivo di successo, che non nasconde le sue simpatie democratiche, Olbermann ha condotto per otto anni Countdown, fortunata trasmissione di approfondimento politico distribuita da MSNBC. Nell’ottobre scorso Olbermann fu sospeso dal network proprio a causa dei suoi rapporti inappropriati con il Partito Democratico. Il candidato al Congresso Raul Grijalva, ospite della trasmissione in piena campagna elettorale, aveva infatti ammesso di avere ricevuto il sostegno economico dello stesso Olbermann.

Uscita dal palinsesto di MSNBC tre mesi fa, Countdown tornerà on air a giugno. Guarda caso proprio sotto l’egida di Current. E Olbermann promette di riprendere la battaglia contro la corazzata conservatrice di Murdoch, Fox News, con più vigore di prima. Ecco un suo tweet di ieri: “…we shall never surrender!- Rupert, you have been warned” (@KeithOlbermann ha oltre 270 mila followers su Twitter).

È per questo che Sky ha deciso di mollare Current? In Italia si avvalora un tesi di sapore più provinciale. La puntata di ieri di Annozero si è incaricata di amplificarla. Di mezzo ci sarebbero il sostegno al referenum contro il ritorno al nucleare e scelte scomode fatte da Current in passato, come la decisione di trasmettere il documentario Citizen Berlusconi, di Andrea Cairola e Susan Gray. Al Gore, fondatore di Current, lascia intendere che dietro la chiusura di Current c’è l’accordo imminente fra Murdoch e Berlusconi per spartirsi il mercato del digitale terrestre in Italia.

Può darsi che ci sia anche tutto questo. Ma nessuno mi leva dalla testa che alla base della decisione di News Corp vi siano motivazioni diverse, di natura squisitamente commerciale. La verità (anzi, parafrasando il titolo di un fortunato libro del suo fondatore, la “scomoda verità”) è che Current TV in Italia non è mai decollata. I numeri sono lì a dimostrarlo. Possiamo apprezzare il coraggio con cui Current ha tentato operazioni d’avanguardia, soprattutto quando hanno riguardato produzioni di qualità (il che, specie in Italia, non sempre è avvenuto). A parte i casi di Cairola e Gray, sono diversi gli autori meritevoli cui Current ha offerto una ribalta. Tuttavia non c’era bisogno della rottura del contratto con Sky per capire che il modello era claudicante. Tanto è vero che da più di un anno Current è impegnata in uno sforzo di riposizionamento (si veda, in proposito, il mio post Un tritacarne per Current).

Nel 2008 Al Gore, davanti a una platea di blogger italiani in adorazione, raccontò un sogno. Quello di una televisione diversa da tutte le altre, in grado di garantire qualità e audience in quanto prodotta dai cittadini. Dobbiamo ammettere che quel sogno non si è realizzato, e non certo per i veti di Murdoch e Berlusconi.

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