Emergono particolari inquietanti sul sistema di sorveglianza telematica che il regime siriano intendeva mettere in piedi con il supporto di diverse imprese occidentali. Diciamo “intendeva” perché, forse, il rischio che il progetto venga portato a termine è scongiurato. Negli Stati Uniti, dopo un articolo apparso il 3 novembre scorso su Bloomberg News (Syria Crackdown Gets Italy Firm’s Aid With U.S.-Europe Spy Gear), due senatori hanno chiesto al Dipartimento di Stato di investigare sul ruolo di NetApp Inc., che avrebbe dovuto fornire al regime di Damasco un sistema di storage con una capacità di quattro petabyte, in grado di contenere tutte le e-mail dei cittadini siriani. Un’altra società americana, la Blue Coat Systems Inc., è stata smarcherata dagli attivisti di Telecomix e ha dovuto ammettere che le sue tecnologie di filtering sono state fornite alle autorità siriane, pur negando ogni coinvolgimento diretto. Ma ce n’è anche per l’italiana Area Spa, di cui hanno parlato i nostri quotidiani nei giorni scorsi riprendendo la soffiata da Bloomberg News. Alla società, che ha la sua sede in provincia di Varese, spettava il compito di fornire un sistema per la registrazione delle conversazioni telefoniche. L’amministratore delegato di Area, Andrea Formenti, ha dichiarato di essere pronto a ritiarsi, anche se il dietro-font dovesse comportare il pagamento di penali al committente Syriatel. Completano il gruppetto delle aziende complici di Assad la francese Qosmos e la tedesca Utimaco Safeware AG (parte del gruppo Sophos).