Liberali col bavaglio

In Italia, si sa, i sedicenti liberali abbondano. È interessante osservare come, nella vicenda relativa al disegno di legge Alfano sulle intercettazioni in discussione in questi giorni (in particolare per quanto riguarda l’eventuale limitazione alla loro pubblicazione da parte dei mezzi di informazione) sia gli oppositori del provvedimento sia i loro sostenitori si richiamino ai principi del liberalismo.

A mio avviso, però, nell’uno come nell’altro caso le tesi espresse sono riconducibili – non dico sempre, ma spesso – a un punto di vista in contrasto con una concezione schiettamente liberale del diritto a informare e a essere informati: concezione che invece caratterizza l’articolo 21 della Costituzione italiana.

Gli uni come gli altri, infatti, sembrano subordinare la libertà di stampa a uno specifico ruolo che l’informazione dovrebbe svolgere nella società. Gli uni dicono: “La stampa sia lasciata libera, poiché assolve un compito fondamentale per la democrazia”. Gli altri ribattono: “La stampa sia lasciata libera, finché assolve un compito fondamentale per la democrazia (sia invece limitata laddove si dà come mero sensazionalismo e invasione della sfera privata individuale).” Il liberale dovrebbe accontentarsi di dire: “La stampa sia lasciata libera.” Questo perché il tentativo di assegnare al giornalismo un ruolo che faccia riferimento alla sua eventuale funzione sociale è sempre problematico, in quanto rischia di rimandare a un’idea precostituita del bene comune. Il liberalismo dovrebbe diffidare delle concezioni del bene comune, riconoscendo il primato della giustizia come unico metodo per consentire la convivenza di prospettive etiche individuali alternative. In questo senso ci si dovrebbe limitare a sancire (e semmai tutelare e promuovere) la libertà di stampa, non codificare l’uso che di tale libertà debba essere fatto dai singoli.

Ecco alcuni esempi di questo pseudo liberalismo. Sul “Corriere della Sera” di ieri Piero Ostellino, sostenendo il primato del diritto individuale alla privacy su quello collettivo a informare e a essere informati e quindi teorizzando una curiosa prevalenza dell’articolo 15 sull’articolo 21 della Costituzione italiana, allude evidentemente a una funzione sociale dell’informazione (altrimenti non parlerebbe di diritto collettivo). Ma l’articolo 21 sancisce un diritto individuale (“il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, in base al quale “la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”), non una funzione sociale.  Una confusione, quella di Ostellino, grave. Che gli fa concludere: “Attenzione alle differenze fra notizia e notizia”. In che senso, caro Ostellino? La notizia è relazione di un fatto accaduto. E l’unica differenza che ha senso proporre è quella tra fatto realmente accaduto e fatto inesistente.

Peggio ancora fa Gaetano Pecorella, deputato del PDL e avvocato difensore di Silvio Berlusconi. Sempre sulle pagine del “Corriere” (24 maggio 2010) ha modo di dichiarare: “Nell’ipotesi della pubblicazione di una notizia che non ha rilevanza sociale e che è al di fuori delle indagini preliminari, l’editore che intende arricchirsi con il gossip deve sapere che le conseguenze possono essere economicamente molto pesanti”. Anche in questo caso abbiamo a che fare non con la distinzione fra notizia vera e falsa, ma con quella fra notizia socialmente rilevante e gossip. Che dire? Chi stabilisce che cosa sia socialmente rilevante? La magistratura? Un apposito organismo votato alla tutela della moralità pubblica e del bene comune? Forse dovremmo riscrivere l’articolo 21 della Costituzione in questo modo: “È autorizzata la stampa di notizie socialmente rilevanti.”

Insomma certe chiavi di lettura si portano dietro l’idea che l’audience dei mezzi di informazione non sia costituita da individui razionali, in grado di discernere il vero dal falso, ma da soggetti bisognosi di una guida. Con buona pace del liberalismo.

One thought on “Liberali col bavaglio

  1. Questi stessi liberali che Lei cita nel suo post sono i famosi liberali a fasi alterne, così come diventano garantisti a fasi alterne. Condivido in pieno il post!

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