WikiLeaks sdoganato

Ieri due quotidiani del prestigio di New York Times (USA) e Guardian (UK) e il settimanale tedesco Der Spiegel hanno deciso – di concerto – di pubblicare le scabrose informazioni sugli scenari bellici in Afganistan, contenute in un dossier di WikiLeaks messo a loro disposizione. In queste ore le stesse informazioni vengono riprese dai giornali online di tutto il mondo. Il fatto segna il definitivo sdoganamento di WikiLeaks, organizzazione online specializzata nella divulgazione di segreti militari, istruttori o societari, quale fonte meritevole di attenzione da parte del giornalismo mainstream.

Il dossier contiene circa 92.000 documenti riferiti al periodo gennaio 2004 – dicembre 2009. In questo momento il server di WikiLeaks.org non è accessibile. Tuttavia ampie parti del dossier sono disponibili sui siti NYTimes.com (The War Logs: An archive of classified military documents offers an unvarnished view of the war in Afghanistan) e Guardian.co.uk (Afghanistan: The War Logs). Ovviamente per la Casa Bianca si tratta di una grave fuga di notizie, in grado di minacciare la sicurezza nazionale. In una nota ai lettori (Piecing Together the Reports, and Deciding What to Publish) il New York Times chiarisce di avere selezionato il materiale, escludendo informazioni valutate top secret, e di avere effettuato una serie di verifiche incrociate con altre fonti, prima della pubblicazione.

In realtà non è la prima volta che WikiLeaks viene citato dalla stampa ufficiale. Il New York Times aveva già riferito, il 6 apirle scorso, di un video decrittato e pubblicato dall’organizzazione “pirata”. Le immagini documentavano l’assalto di un elicottero Apache durante un’operazione a Baghdad nel 2007, costata la vita a 12 persone fra cui un’operatore dell’agenzia di stampa Reuters. Dopo la sua pubblicazione su innumerevoli media, il filmato è stato visto da oltre 2 milioni di utenti.

Mentre negli Stati Uniti infuria la polemica sulla fuga di notizie, dall’Islanda giunge la notizia dell’approvazione dell’Icelandic Modern Media Initiative: una norma quadro che impedisce di perseguire la divulgazione su Internet – in nome dell’interesse pubblico – di contenuti riservati. L’iniziativa punta a fare dell’Islanda la Mecca globale del giornalismo investigativo e della trasparenza.

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