Accoglienza tiepida per Google Books

Può darsi che questa volta l’approccio “release early and frequently”, cui Google ci ha abituati, non abbia portato fortuna. Certo è che i giudizi fin qui circolati sul nuovo servizio Google Books, disponibile da pochi giorni solo per gli utenti USA, non sono entusiastici. Naturalmente sarà il mercato a dare l’unico responso che conta. E ci vorrà del tempo prima di capire se Amazon e Apple hanno trovato il terzo incomodo nella competizione per il mercato (globale?) dei libri elettronici.

Per il momento si possono giudicare solo due cose: da un lato l’interfaccia utente del software fornito per la lettura dei testi, dall’altro l’ampiezza del catalogo di titoli disponibili e i relativi prezzi.

Per quanto riguarda il primo punto, il parametro di eccellenza resta Kindle di Amazon. Interessante il confronto fatto da Rik Mysewski di The Register, che ha preso in considerazione le versioni per iPad dei tre software (si veda Google Books spanked by Amazon Kindle, 8 dicembre 2010). Per Mysewski l’applicazione Google Books per il tablet di Apple non regge il confronto con Kindle App, mentre offre motivi di riflessione per i designer di Cupertino. Fra i punti di debolezza di Google Books, Mysewsky segnala la lenta restituzione delle pagine in caso di lettura online (ma una volta che il libro è residente sull’iPad lo sfoglio diventa rapidissimo), la scomoda funzionalità “touch-and-zoom”, le procedure alquanto macchinose necessarie per trasferire la propria biblioteca da un dispositivo all’altro (computer, tablet, smartphone). In compenso Google Books per iPad offre una funzionalità che manca in Kindle e iBooks: la possibilità di visualizzare l’immagine della pagina originale del libro, dalla quale viene ricavato il “flowing text”. Ovviamente quanto viene selezionata tale modalità di visualizzazione, la ricerca testuale non è operabile.

Per quanto riguarda l’ampiezza del catalogo, Amazon dichiara 750.000 titoli in vendita e circa 1,8 milioni “free public-domain”, mentre Google fa riferimento a oltre 3 milioni di titoli (in gran parte opere libere da diritti). Quanto a Apple, il dato relativo ai titoli in catalogo non è noto. Mysewsky fa notare che la dichiarazione di Steve Jobs di controllare il 22% del mercato dei libri elettronici “has been derided as meaningless and based on same sort of vodoo algorithm”.

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