Gli esercizi di riscrittura su Twitter funzionano solo con i testi, intesi come intrecci di suoni, parole, frasi e clausole? Oppure sono applicabili anche a opere creative e contenuti culturali di natura diversa, come un quadro, un film, una rappresentazione teatrale? Dopo oltre un anno di sperimentazioni condotte con la comunità di Twitteratura.it, è naturale interrogarsi sulle possibili evoluzioni del metodo. Esso è consisto finora – lo ricordo – nell’utilizzo della piattaforma di microblogging Twitter come strumento di lettura e di analisi critica dei testi letterari. La metodologia adottata – che chiamiamo twitteratura – si basa su tre fondamenti: 1) la relazione del lettore con il testo che è oggetto di analisi si sviluppa attraverso l’esercizio della riscrittura del testo medesimo; 2) questo esercizio è svolto a partire da un vincolo molto forte, ovvero il limite di lunghezza di 140 caratteri che ciascuna riscrittura deve rispettare; 3) lo sforzo è di tipo collaborativo, nel senso che i partecipanti condividono le proprie riscritture con gli altri utenti e quindi si influenzano vicendevolmente, sfruttando le funzionalità messe a disposizione a tale scopo da Twitter.
Ma che cosa succede se l’oggetto da smontare, decostruire e analizzare con Twitter non è un testo verbale, bensì un testo visivo? Segnalo un paio di timide sperimentazioni. La prima – assai circoscritta – è stata condotta il 15 novembre scorso con un gruppo di studenti del Master di primo livello in Management dei prodotti e servizi della comunicazione dell’Università degli Studi di Cagliari. A costoro è stato chiesto di “riscrivere” a colpi di tweet l’Allegoria del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti, affresco trecentesco conservato della Sala della Pace del Palazzo Pubblico di Siena. Il risultato di questo lavoro è stato raccolto in un tweetbook, che può essere consultato qui. Più o meno negli stessi giorni Francesca Chiusaroli (@FChiusaroli) e Gianni Piccirillo (@horto_57) lanciavano l’idea di utilizzare l’hashtag #narrArte per accompagnare alcune semplici ma evocative descrizioni di opere d’arte formulate da studenti delle scuole superiori. In seguito altri utenti hanno aderito e, nel giro di cinque giorni, l’hashtag è comparso su Twitter circa 1.400 volte: un buon risultato, se pensiamo che nello stesso intervallo di tempo l’hashtag filosofico lanciato dal domenicale del “Sole 24 Ore” – #Twitsofia – ha collezionato 512 menzioni (fonte: Tame).
Il limite di #narrArte sta a mio avviso nel fatto che non si tratta di un’operazione pienamente collaborativa. La comunità, infatti, non è concentrata nella riscrittura di una specifica opera d’arte. Ciascun utente insegue un’ispirazione propria, per cui è difficile pervenire a qualunque rimediazione dei materiali prodotti: la moltitudine di tweet rimane moltitudine.
Resta il fatto che l’uso di Twitter come strumento di lettura di un’immagine potrebbe avere una formidabile valenza didattica. Nei tweet di #narrArte prevale, ancorché non esclusiva, una chiave di lettura psicologico-sentimentale, accompagnata dalla tendenza ricorrente a trasporre nella lettura dell’opera fatti legati all’attualità. Tendenza ancora più evidente, questa, nel caso di #BuonGoverno, dove il contenuto allegorico dell’affresco viene piegato con una certa violenza. Il Buon Governo diventa il sogno di un buon governo per il nostro Paese, qui e oggi.
Per usare una distinzione cara a Greimas, potremmo dire che l’attenzione al livello figurativo prevale in modo netto su quella per il livello plastico. In altri termini i tweet lavorano soprattutto sul contenuto iconografico delle immagini, a ciò che l’immagine “rappresenta” a livello di soggetto riconoscibile. È chiaro tuttavia che l’analisi potrebbe seguire mote altre strade.
Tanto per cominciare anche a livello figurativo è possibile distinguere fra significato pre- iconografico, significato iconografico e significato iconico di un immagine. Consideriamo, per esempio, l’immagine seguente, riferita al Crocifisso di Santa Maria Novella di Giotto di Bondone:
Il contenuto pre-iconografico dell’immagine è il seguente: un uomo crocifisso, con due figure più piccole – una maschile, l’altra femminile – ai lati del braccio di una croce. Il contenuto iconografico è: Gesù in croce, con la Madonna alla sua destra e San Giovanni alla sua sinistra. Infine il contenuto iconico potrebbe essere sintetizzato così: la passione di Cristo, attraverso cui si compie la redenzione da parte di Dio degli uomini, che, con il peccato originale, si erano preclusi la salvezza e la beatitudine eterna.
Se poi dal livello figurativo passiamo a quello plastico, secondo un approccio semiotico tradizionale, la lettura di un’immagine dovrebbe considerare i seguenti tre ambiti (uso sempre le categorie di Greimas):
- l’organizzazione topologica, ossia la composizione spaziale dell’immagine
- l’organizzazione eidetica, ossia il modo in cui le linee si compongono nell’opera
- l’organizzazione cromatica, ossia la funzione dei colori e del rapporto fra chiari e scuri, luci e ombre
Quello che ulteriormente i tweet potrebbero scovare sono le implicazioni ideologiche del discorso sviluppato dalle immagini. Perché le immagini non sono mai neutrali sul piano ideologico. Esse sono situate, nel senso che implicano e propongono – anche inconsapevolmente – una chiave di lettura del mondo, una cornice interpretativa, un modo di intendere i rapporti sociali e le dinamiche di potere. Anche in questo caso mi spiego con un esempio. Consideriamo l’immagine seguente:
È facile concordare sul fatto che tale immagine veicola una specifica idea del corpo femminile, della sua “funzione” e dei rapporti di dominio fra uomini e donne. È altrettanto facile concordare sul fatto che essa sostiene una serie di stereotipi che alimentano la discriminazione di genere. Ecco: questo è il contenuto ideologico dell’immagine mostrata.
Insomma le strade percorribili quando si legge un’immagine sono molte e articolate. E adesso provate a farlo in un tweet.
Il 6 ottobre nasce su facebook “pillole d’arte”, brevi racconti dall’arte.
In verità “pillole d’arte” nasceva ancor prima su Twitter ma non si addiceva ad una azione didattica: dei 140 caratteri a disposizione, allegando un’immagine, ne rimanevano disponibili 117, l’# che li riuniva (#pilloledarte) ne assorbiva altri 13 sicchè per il racconto (o riscrittura che dir si voglia) rimanevano solo 104 caratteri e mancava lo spazio per identificare l’opera (autore, titolo, data di realizzazione). No, non andava bene. C’era però Facebook che, tra l’altro, è molto più usato dai ragazzi. Sicchè oggi si racconta l’arte in una espressione, al massimo in due all’indirizzo https://www.facebook.com/pillole.darte.
Qualche rielaborazione operata da alunni di tre scuole (due classi del Liceo Classico ed una dell’ultimo anno dell’Istituto d’Arte di Lanusei con le tre classi del Liceo Classico di Tortolì, tutte nell’ex Provincia d’Ogliastra, in Sardegna), gli scritti più brevi, vengono da me ripubblicate su Twitter in #narrArte, spazio organizzato da #scritturebrevi gestito dalla Prof.ssa Francesca Chiusaroli, docente di Linguistica generale all’Università di Macerata. #narrArte è pubblico, partecipa all’iniziativa chi vuole scegliendo l’opera da raccontare.
In “pillole” i perché dell’esercizio.
La brevità è la velocità.
Penso che raccontare l’arte in forma brevissima ha in se il senso della sintesi e il fine della conoscenza: non si può semplificare un argomento se non lo si conosce in forma diffusa. E la semplificazione ha il dono del ricordo e la funzione della chiave: il poco si ricorda più facilmente e apre ad argomenti da narrare in forma ampia, diffusa.I ragazzi sono abituati a comunicare in forma breve, ad una velocità molto più sostenuta della nostra. D’altronde vivono un mondo attraversato da una molteplicità di stimoli, di informazioni, di canali …Usare i loro canali significa salire sul loro treno, sedersi al loro fianco e portarli al gusto di un tempo rallentato, riflessivo. Ho perciò pensato fosse utile proporre agli alunni di elaborare
delle esercitazioni di sintesi, degli scritti brevi a commento (e non a descrizione) di opere d’arte, di elaborare una chiave in forma di commento che blocchi il ricordo dell’opera e che dia loro la possibilità di “smontare” una conoscenza per “rimontarla” in modo personale, di promuovere una “competenza” attraverso “capacità” di sintesi.
Perciò “Pillole d’arte” su Facebook e alcuni tweet di #narrArte di #scritturebrevi su
Twitter fanno parte di un’azione didattica: gli interventi dei miei alunni non possono concentrarsi su un’unica opera d’arte dovendo io seguire ragazzi che partono con lo studio dalla preistoria e dovrebbero arrivare all’arte contemporanea.
Sono aperto comunque, ovviamente, a quale che sia forma di incontro e di collaborazione e ringrazio davvero per l’attenzione prestata a #narrArte.
Gianni Piccirillo, Nùoro.