Vi esorto ai testi

“Italiani, vi esorto ai classici”, scriveva Italo Calvino nel 1981 su “l’Espresso”. Un appello sempre attuale, nel quale trovare una riserva di giustificazioni per il progetto #TwSposi. Fra l’altro Calvino smascherava con sottile ironia l’atteggiamento di coloro che si vergognano d’ammettere di non aver letto un libro famoso. I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito “sto rileggendo” e mai “sto leggendo”. Giustamente Calvino osservava che ciò “non vale per la gioventù, età in cui l’incontro col mondo, e coi classici come parte del mondo, vale proprio in quanto primo incontro.”

Ora, con il progetto #TwSposi ci siamo caricati di una bella responsabilità. Portando la twitteratura nelle scuole, nel cuore dell’attività didattica, scommettiamo sul fatto che il metodo permetterà agli studenti di fare del loro “primo incontro” con il romanzo di Manzoni un’esperienza ricca e profonda. Scommettiamo sulla possibilità di fare comprendere ed amare I promessi sposi a quella gioventù cui Calvino alludeva nel suo articolo di trent’anni fa.

Ci riusciremo? Vero è che i giovani di oggi si confrontano con un contesto mediale molto diverso da quello che Calvino poteva immaginare. L’incantamento per il gadget tecnologico e l’ossessione collettiva per l’esposizione di sé nelle reti sociali online sono i fatti – non previsti da Calvino – con cui dobbiamo fare i conti. “Oggi Ruzzle è il vero nemico del libro”, si è sentito dire a Librinnovando Business nel corso di un panel sulla promozione della lettura (Milano, 22 novembre 2013). Noi pensiamo che, se non proprio Ruzzle, quantomeno Twitter possa trasformarsi da nemico ad alleato del libro. E pensiamo che questa alleanza deva nascere a scuola, là dove in genere i ragazzi sono portati a valutare l’attrattività degli strumenti messi a loro disposizione.

Ma perché l’operazione abbia senso, occorre che sia un servizio reso alla conoscenza dei classici e non un diversivo fine a se stesso. Si potrebbe in questo senso parafrasare l’appello di Calvino: “Italiani, vi esorto ai testi”. Perché il testo, nella sua ineludibile oggettività, è la materia di cui è fatto un classico. Non altro. Non quello che ci piacerebbe che il testo fosse. Il testo è una macchina inesausta che produce, attraverso la collaborazione del lettore, significati sempre nuovi. Ma, proprio per questo, solo i significati fondati su tale collaborazione sono legittimi e plausibili. Viceversa, le iniziative unilaterali del lettore sono fughe verso il regno dell’insensatezza.

Il lavoro di interpretazione del testo è una responsabilità, un atto di umile sottomissione. La riscrittura su Twitter dei Promessi sposi, che vogliamo giocosa, non deve sfuggire a questa regola. Anche la parodia poggia su un fondo di rispetto per il testo, per quello che dice e per il modo in cui lo dice. Insomma, quando affermiamo di amare ciò che leggiamo è perché crediamo che la lettura sia un piacere faticoso, proprio come l’amore. La riscrittura su Twitter deve essere una forma di approfondimento di questa relazione amorosa con il testo.

Giustamente Calvino definiva i classici come quei libri di cui si sente dire di solito “sto rileggendo”. Chissà? L’auspicio è che domani qualcuno possa dire “sto riscrivendo I promessi sposi: lo trovo un romanzo bellissimo”.

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