Privacy, qualcosa si muove

Due notizie degne di nota giungono rispettivamente da Washington e da Bruxelles. Entrambe potrebbero preludere a un cambio di atteggiamento, almeno parziale, in materia di tutela della privacy da parte di Facebook. Ieri la società di Mark Zuckerberg ha dovuto accettare lo status di “sorvegliato speciale” imposto dalla Federal Trade Commission americana, in seguito alle reiterate violazioni di legge registrate dal 2009 a oggi nella gestione dei dati degli utenti. La FTC accusa Facebook di avere modificato in diverse occasioni il servizio offerto, senza preavviso né richiesta di consenso, rendendo di pubblico dominio informazioni in precedenza protette. In pratica Facebook ha accettato di essere sottoposta a audit ogni due anni, fino al 2031, da parte di un organismo indipendente. Recentemente anche Twitter e Google hanno firmato con la FTC accordi analoghi. Zuckerberg ha subito commentato la notizia con un post sul blog di Facebook (Our Commitment to the Facebook Community).

Da questa parte dell’Oceano, invece, fa discutere l’annuncio della vice presidente della Commissione europea e Commissario alla Giustizia, Viviane Reding, di voler pervenire entro il prossimo anno a un’armonizzazione delle leggi in materia di protezione dei dati personali. Attualmente ognuno dei 27 paesi della UE fa per sé. Evidente il dispendio di risorse imposto alle aziende che operano in Internet, le quali devono garantire la conformità normativa in uno quadro assai frammentato. D’altra parte questa situazione favorisce il calo di fiducia dei consumatori verso le aziende stesse. Secondo la Reding va trovato un unicum normativo che dia certezze di diritto universali sul trattamento dei dati personali. Ma quali caratteristiche avrà il nuovo scenario? Sono in molti a scommettere che il contesto finale sarà molto diverso da quello auspicato da società come Facebook.  Ecco che cosa riferisce, per esempio, Eric Pfanner sul New York Times di ieri:

During a separate speech, Ms. Reding said Tuesday that she wanted to give users of social networks and other Web services greater control by, for example, letting them delete personal data or move it to other sites more easily. Companies like Facebook have generally resisted such proposals, fearing this could undermine the development of services like targeted advertising, which relies on the mining of consumer data. “Individuals should be well informed about privacy policies and their consent needs to be specific and given explicitly,” Ms. Reding said.

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