Per un laicismo delle reti

L'ideologia delle reti

Ma le ideologie non erano in declino? Uno dei pregi maggiori del libro L’ideologia delle reti di Pierre Musso (Milano, Apogeo, 2007) è ricordarci che la fine delle cosiddette grandi narrazioni non ha comportato la scomparsa della funzione incantatrice, talvolta manipolatrice, dell’ideologia. In modo subdolo, l’ideologia si ripresenta ogni volta sotto forma di nuova pseudo-neutralità. E ogni volta, l’ideologia del momento riempie gli spazi simbolici lasciati vuoti da quella precedente. Per questo continuo a non trovare esercizio più giusto della critica che stana l’ideologia e la smaschera.L’ideologia della rete si costruisce, anch’essa, attraverso la formulazione di un discorso mitico. Due sono i cardini di questo discorso:
1. La rete come leva del cambiamento sociale, in grado di esercitare una funzione salvifica, riscattando gli oppressi e garantendo accesso a un mondo migliore (e ciò è parte di un’utopia più grande: la tecno-utopia, che vede nell’evoluzione tecnica una garanzia necessaria di progresso)
2. La rete come universo intermedio fra tecnica e corpo o, per ricorrere alla metafora di Henri Atlan, “fra cristallo e fumo”, quindi realtà in grado di mediare fra la necessità di una struttura e il rischio che tale struttura sia troppo rigida (corollario di questa mitologia è l’idea che le reti artificiali siano modellate sul cervello umano)

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