Durante l’anno appena trascorso si è manifestato, a livello globale, un calo drastico della libertà di informazione. È questo il messaggio che ci giunge dal World Press Freedom Index 1015, pubblicato dall’organizzazione internazionale Reporters without Borders. Due terzi dei 180 paesi censiti hanno fatto registrare un peggioramento della situazione rispetto al 2013, con un aumento complessivo delle violazioni della libertà per i media e i giornalisti pari al 10%. Male l’Italia, che è passata dal 49° al 73° posto della classifica. Nel nostro paese si sono registrati nel 2014 ben 43 episodi di aggressioni fisiche e 129 casi di persecuzioni legali per diffamazione, definite “non giustificate” da Reporters without Borders. In Italia la querela per diffamazione continua a essere impiegato come strumento di censura dei giornalisti.
Che la libertà di informazione sia sempre a rischio lo dimostra anche il grande numero di giornalisti uccisi nel 2014 nell’esercizio della loro attività. Sono ben ottanta i report morti lo scorso anno in tutto il mondo:
Secondo Mathew Ingram, commentatore per Gigaom, solo i social media sono in grado di contrastare questo declino. Facebook, Twitter e YouTube, infatti, sono difficili da bandire o bloccare, più dei media tradizionali (si veda Why we need social media: Press freedom is still declining rapidly). Ingram ricorda alcuni casi eccellenti di giornalismo investigativo dal basso e crowdsourced, che si sono messi in luce nel 2014, come Bellingcat o Reportedly.