Expo 2015 ha tante valenze. Spesso prevale quella più spettacolare: l’Expo come vetrina per i paesi ospiti, le imprese sponsor e i politici. Chi ha criticato la scelta di Milano di accogliere l’evento, può trovare conferma ai suoi dubbi e ribadire che si tratta di un inutile spreco di risorse. Ma Expo 2015 è anche altro. E non mi riferisco alle ricadute sull’economia milanese e nazionale, che pure sembrano esserci. La valenza per me più importante è legata al lavoro di ricerca che ha accompagnato, un po’ silenziosamente, la manifestazione. Lavoro intorno a un tema strategico per il futuro: l’alimentazione del pianeta.
Per un anno la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli ha curato un progetto di studio e divulgazione dedicato ai temi della sostenibilità ambientale ed etica, alla cultura del cibo, allo sviluppo sostenibile e al rapporto città/cittadini. È Laboratorio Expo, iniziativa diretta da Salvatore Veca con l’obiettivo di mettere in dialogo aspetti culturali, antropologici, economici e sociali relativi alle tematiche di Expo 2015. Vi hanno partecipato centinaia di ricercatori e decine di università, producendo momenti di scuola accademica, colloqui, letture e laboratori. Il tutto diviso in quattro grandi percorsi: sviluppo sostenibile, antropologia, agricoltura e alimentazione, sociologia urbana.
Dal 13 luglio è possibile partecipare a una grande conversazione online sui risultati di questo lavoro. Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e TwLetteratura lanciano infatti #LabExpo, un esperimento di lettura e riscrittura su Twitter del Patto della Scienza, il documento in cui sono sintetizzate le questioni cruciali emerse dalla ricerca. Suggerisco a tutti – expottimisti ed exposcettici – di esserci. Le regole del gioco sono semplici: basta seguire il calendario disponibile qui. Partecipare per non dover dire, a ottobre, che Expo 2015 è stata solo una grande fiera campionaria.
