social media activism

Aggirare l’apocalisse

Prendere sul serio la visione dell’apocalisse mediatico-politica espressa da autori come Jean Baudrillard, Pierre Bourdieu e Paul Virilio significa riconoscere che il modello socio-comunicativo “orizzontale” sostenuto dalla Rete non è scontato e – oltre tutto – produce una reazione in senso contrario: di stampo autoritario e gerarchico. La terza lezione del corso di CIM sulle battaglie per il futuro di Internet è ancora incentrata sulla crisi della democrazia e sulle prospettive “postdemocratiche” che sono andate definendosi in coincidenza con la diffusione delle tecnologie della connessione. Dico “in coincidenza con” e non “per effetto di” in quanto non si tratta di un evoluzione deterministica. Se è vero, infatti, che i media digitali presentano caratteristiche intrinseche tali da renderli più adatti a certi usi (“Internet è un insieme di tecnologie intrinsecamente politiche”, scrive Andrew Chadwick nel 2006), è altrettanto vero che il contesto in cui agiscono gli attori sociali, i loro obiettivi e i loro interessi sono importanti per comprendere l’uso dei media. In questo senso le recenti ricerche di Cristian Vaccari mostrano come non esista una politica online dotata di proprietà intrinseche. Esistono tanti modi di usare la Rete per fare politica, influenzati dal contesto in cui si manifestano e in particolare dalla maturità degli attori politici sia dal lato dell’offerta sia da quello della domanda (La politica online. Internet, partiti e cittadini nelle democrazie occidentali, Il Mulino, Bologna, 2012).

Lo studio di Vaccari si concentra sul rapporto fra cittadini e partiti politici in sette paesi occidentali, inclusa l’Italia. Un approccio ulteriore consiste nel considerare le forme di organizzazione politica e di attivismo civico che si manifestano fuori dai partiti, in alternativa o addirittura contro di essi. L’ipotesi da verificare è in che misura queste forme, proprio per la maggiore capacità che dimostrano di utilizzare le tecnologie della connessione, rappresentino una risposta alla crisi postmoderna della democrazia. In particolare la lezione di oggi è dedicata alla risposta mediattivista, ossia a quella critica del potere che si svolge attraverso l’uso dei media, rovesciando la logica della comunicazione di massa. Un filo rosso parte dall’utopia elettronica californiana degli anni Settanta, passa per una serie di fenomeni politici e culturali che hanno attraversato gli anni Ottanta e Novanta (cyberpunk, postumanesimo, …) per giungere fino alla rivolta di Seattle del 1999 e alla Primavera araba del 2011, con tutti i limiti che queste esperienze hanno dimostrato.

Di seguito il materiale presentato oggi a lezione:

 

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