8 marzo, smettere di fuggire

Passi affrettati

Celebro il mio 8 marzo leggendo Passi affrettati, testo per il teatro di Dacia Maraini edito nel 2007 da Ianeri (piccolo stampatore pescarese) e messo in scena in questi giorni a Piombino e Tivoli.I passi affrettati sono quelli delle sette donne-simbolo cui la scrittrice dà voce nel suo libro. Donne in fuga dai loro padri, dai loro mariti, dalle loro famiglie. In fuga dalla violenza degli uomini e dalla discriminazione. Per Lhakpa, Aisha, Civita, Juliette, Amina, Teresa e Viollca scappare non è solo un modo per evitare la sopraffazione. È anche un obbligo sociale. Perché le donne non possono esprimere il proprio dolore. Devono soffocarlo. La società patriarcale si aspetta che la donna reagisca all’oltraggio proseguendo il proprio cammino con passi silenziosi e discreti. Passi affrettati, appunto. E invece Maraini le fa parlare, queste donne. Il senso del libro di Maraini è tutto qui: mettere in scena delle voci che si vorrebbero mute. Lhakpa, Aisha, Civita, Juliette, Amina, Teresa e Viollca prendono la parola. Parlano a nome di tutte. Hanno smesso di fuggire e ci stanno di fronte, con i loro sguardi pieni di dignità, segnati da storie di ordinaria violenza. E noi non possiamo sottrarci ai loro racconti. Passi affrettati ci ricorda che per le donne fra i 16 e i 50 anni la violenza rappresenta la principale causa di morte e di invalidità, ovunque nel mondo: non solo in Asia, Medio Oriente e Africa, ma anche nella civilissima Europa e negli Stati Uniti, dove circa un terzo delle donne uccise ogni anno sono vittime del marito o del compagno di vita.

Qualunque cosa significhi l’8 marzo, in un momento di grande confusione fra diritti acquisiti e diritti rimessi in discussione, mi è sembrato giusto parlare di questo libro. Confesso però che l’iniziativa di Maraini riveste per me, che mi occupo di nuovi media e reti sociali, anche un altro motivo di interesse. È qualcosa che ha a che fare con il modo di distribuire la cultura oggi. Passi affrettati, i cui diritti sono devoluti a favore di donne che hanno subito violenza, costituisce infatti il cuore di un progetto di educazione civica e sentimentale più ampio. Intanto l’opera è pubblicata anche online e quindi fruibile gratuitamente da tutti. Inoltre il testo e lo spettacolo teatrale, interpretato da Barbara Amodio, Monica Guazzini, Gabriele Tuccimei, Renata Zamengo e Antonio Carli, sono resi disponibili per le scuole, con il coinvolgimento attivo dei professori e di figure professionali nel campo della psicologia e della giurisdizione, ma anche per le imprese che vogliono promuovere politiche aziendali di pari opportunità nel mondo del lavoro. In questa direzione si sviluppa il progetto pilota avviato insieme a UniCoop Tirreno e rivolto a tutti i 6000 dipendenti della cooperativa. Il libro è infine collegato alla campagna di Amnesty International contro la violenza alle donne.

Ecco: mi interessano la partecipazione e la collaborazione che si sviluppano intorno a un prodotto editoriale, soprattutto quando questo risponde a obiettivi di rilevanza sociale. È qualcosa che riguarda la possibilità, per i consumatori di prodotti culturali, di espropriare e ridistribuire un contenuto, annotandolo e al limite modificandolo. Non sempre questi flussi di contenuti “dal basso” sono ben visti da chi si muove in una prospettiva commerciale. Autori, giornalisti ed editori sono giustamente gelosi dei propri diritti. Ci sono casi, però, in cui la convergenza è favorita dallo stesso autore e dal suo editore, come nel caso di Passi affrettati (del resto i blog di Nova100, come quello in cui sto scrivendo, sono un altro bell’esempio di convergenza dal basso).
Così si diffondono le idee in Rete. Così si promuovono efficacemente principi, politiche, campagne. Così si favorisce l’educazione sociale di uomini e donne. E mi sembra che, nell’approssimarsi di questo 8 marzo, Internet stia mostrando tutta la sua valenza in tal senso. La decisione di una testata online autorevole e sorvegliata come Donnamoderna.com di aprire la porta ai contenuti esterni, a sostegno dell’iniziativa di Fondazione Pangea Onlus contro la violenza alle donne, mi sembra sintomatica di questo atteggiamento nuovo. Il magazine diventa nodo di una rete più vasta, in cui si incontrano giornalisti della carta stampata, blogger più o meno famosi, semplici lettrici e lettori. Abituiamoci, perché l’informazione si farà sempre più spesso così.

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